Quella volta che rimorchiai parcheggiando

Oggi vi racconterò la storia di come una volta ho rimorchiato…parcheggiando! Una storia dal titolo assurdo ma che, sono sicuro, anche qualcuno di voi avrà sperimentato una volta nella vita. Ma partiamo dal principio. Attenzione: la storia è un po’ edulcorata😉 Qualunque riferimento a fatti, luoghi o persone realmente esistenti potrebbe essere puramente casuale.
ERO UN PO’ STRESSATO PERCHE’ NON TROVAVO PARCHEGGIO
Ore 18.30, Milano, circa metà luglio dell’anno scorso. 45 gradi all’ombra e anche l’aria condizionata sembra far cilecca. Mi trovo in macchina in zona porta Garibaldi, ho un appuntamento con un po’ di amici per un aperitivo post-lavoro, sono ovviamente in ritardo. La speranza è che già alcuni milanesi siano partiti per il weekendino al mare e, in effetti, pare proprio che stiano tutti partendo adesso da zona Garibaldi. Sembra anche che abbiano dimenticato qualcosa in casa o negli uffici, per cui sono tornati al volo, hanno parcheggiato momentaneamente per salire, intrattenersi un pochino, ritornare in macchina e quindi ripartiranno fra un po’. O almeno è l’unica spiegazione che il mio cervello, a rischio evaporazione, riesce ad elaborare per quella clamorosa mancanza di parcheggio unita ad un traffico folle.
L’essere in ritardo non sarebbe neanche un grosso problema, se non fosse che cercare parcheggio girando le tre stesse vie all’infinito, sperando che qualcuno lo liberi proprio mentre tu passi vicino, è una delle attività più stressanti e tediose che possano essere intraprese da un automobilista. O da un essere umano in generale.

UN MIRAGGIO NEL DESERTO
Dopo un tempo che può essere stato di “poche” decine di minuti così come di pochi giorni, finalmente vedo, dallo specchietto laterale sinistro, un posto perfetto nella corsia opposta, poco dietro di me: larghezza 4 metri, strisce blu ma a breve il ticket non sarebbe stato necessario, tra una meravigliosa Mercedes classe E il cui guidatore di sicuro è più attento di me nell’uscire dal parcheggio e una Smart che – mi auguro – abbia poche difficoltà ad uscire dal parcheggio senza bocciarmi la macchina. A volte invece trovi un parcheggio minuscolo tra una Panda del ’95 dal colore indefinito per le troppe ammaccature e un Ducato che si è posizionato “a ¾”, con il sedere del furgone, per intenderci, mezzo fuori dalle strisce: in questo tipo di casi normalmente scelgo mentalmente l’opzione “Cercare parcheggio per altri 30 minuti”, con la speranza di trovare qualcosa di meglio in cui non metto a repentaglio la carrozzeria del mio bolide.
Dicevamo, vedo questa oasi nel deserto, questo fiore in un campo di sterpaglie, un parcheggio a misura della mia auto che apparentemente non presenta trappole di sorta: strabuzzo gli occhi per essere sicuro che non sia una visione dovuta al caldo sahariano, ingrano la prima per la massima accelerazione, giro al massimo il volante a sinistra ed incurante del traffico effettuo la più classica delle inversioni ad U con testa-coda facendo slittare il posteriore – ok, non è proprio andata così ma mi piace pensarlo.

QUANDO NON SEI IL SOLO DISPERATO PER IL PARCHEGGIO
Potete immaginare cos’è successo. La più classica delle 500 color panna, guidata da una donna che della determinazione ha fatto il proprio leitmotiv di vita e che veniva anch’essa dal senso opposto ma si trovava il parcheggio a poche decine di metri, decide di sfidarmi nell’inserirsi nel posto libero: accelera, si sposta sulla sua sinistra e sembra voler entrare dritto per dritto nel parcheggio, di muso.
A quel punto ho pensato che il buon senso avrebbe preso comunque il sopravvento nella donna alla guida della 500, nel momento in cui avrebbe realizzato che la mia macchina e la sua erano perfettamente in rotta di collisione, e che avrebbe desistito e frenato. Mai errore fu più grave: non ho decelerato ma, anzi, ho premuto più a fondo sull’acceleratore – come mi sarei fermato in tempo a quel punto era un problema secondario; la donna ha la stessa idea e accelera ulteriormente. Mancano circa 15 metri al parcheggio ed è chiaro che l’inevitabile sta per compiersi: entrambi freniamo, io addirittura tiro il freno a mano buttandomi a sinistra.

LA RICERCA DEL PARCHEGGIO PUO’ PORTARE AD AZIONI ESTREME
Sì, in realtà credo che andassimo molto più piano di quanto ho descritto poc’anzi, ma mi sono limitato a descrivere com’è il ricordo nella mia mente (forse un po’ esagerato!). Fatto sta che siamo riusciti a parcheggiare entrambe le macchine nel parcheggio, la tipa con la 500 direttamente nella portiera del Mercedes – sì, l’istinto le aveva suggerito di curvare leggermente alla propria sinistra per evitarmi – io invece con il posteriore della mia bella auto appoggiato alla Smart parcheggiata. Scendo dalla macchina, un po’ scosso per l’adrenalina, mi precipito a verificare i danni e già sto pensando alle conseguenze quando…vedo la ragazza che esce dalla 500. Inutile dirvelo: i danni alle macchine diventano un problema secondario, la constatazione amichevole mi sembra l’occasione perfetta per sapere nome, cognome e numero di telefono della donzella e i miei occhi non riescono a staccarsi da quello schianto di donna.
SI’, SIAMO USCITI PER UN PO’ ASSIEME: HO RIMORCHIATO PARCHEGGIANDO CON UN INCIDENTE
Beh, non entro nei dettagli perché è un blog di automobilisti e non un manuale del rimorchio, ma grazie alle mie doti di simpatia e ironia ho spezzato subito la tensione dovuta allo shock e all’incazzatura. Lei non stava troppo bene e, dopo aver verificato che in realtà la sua auto si era fermata ad un cm dalla portiera del Mercedes e che la mia era l’unica auto ad aver subito un leggero danno – quella su cui mi ero appoggiato sembrava incredibilmente indenne -, l’accompagno a bere un po’ d’acqua in un bar vicino; la invito a cena per scusarmi del casino che si era creato, precisando che anche lei è una bella pazzerella, e lei accetta! “I miei amici mi perdoneranno”, penso subito.

CONCLUSIONE: A VOLTE VA BENE, MA RIMORCHIARE IN ALTRE SITUAZIONI E’ MEGLIO
Qualche mese dopo ci siamo lasciati, era un carattere un po’ difficile, ma questo avrei potuto immaginarlo da come voleva conquistare il parcheggio.
Ogni situazione di vita, per i più saggi, è una lezione di cui fare tesoro: quel giorno ho imparato che da un semplice parcheggio possono nascere grandi possibilità. Ma ho anche imparato che la cosa migliore è parcheggiare subito, in santa pace, senza rischiare la vita, perché ogni destino ha un suo percorso ben definito. Lei, infatti, era diretta al mio stesso aperitivo: era amica di amici! L’avrei conosciuta comunque, ci saremmo entrambi evitati un bello spavento e magari…sarebbe stata meno incazzosa con me nei mesi a venire. Chissà.
È da allora che ho deciso di scaricare e usare l’App Spotter, e mi ha cambiato la vita.
